Lavoro Stagionale nel 2025: opportunità o “trappola”?
Il lavoro stagionale è un fenomeno che ha accompagnato diverse generazioni nel corso di questi ultimi anni.
Per tanti giovani, è stato ed è tutt’ora il primo contatto con l’ambiente lavorativo, ma anche la prima opportunità di ottenere un minimo di indipendenza economica.
Chiaramente, ci sono anche coloro che lavorano stagionalmente in modo continuativo, date le diverse professioni che non possono essere svolte durante tutto l’anno.
Detto ciò, qual è la situazione al 2025? Conviene ancora considerare tale tipo di impiego? Scopriamolo insieme!
Premesse generali sul lavoro stagionale
Come appena anticipato, il lavoro stagionale è, per l’appunto, una modalità condizionata proprio da precisi periodi dell’anno.
Insomma, non si tratta del “classico lavoro” che uno svolge in modo continuativo fino alla pensione.
Detto ciò, sebbene ci sia una discreta percentuale di persone che lavorano stagionalmente nel corso della loro intera carriera professionale, il più delle volte sono i giovani a considerare tale tipo di impiego.
Non a caso, è il modo migliore per non “sprecare” le estati bighellonando ma, al contrario, mettendo da parte qualcosa e, perché no, iniziare a riportare reali esperienze lavorative nel proprio curriculum vitae.
Questo “trend” è rimasto costante per parecchi anni ma, al giorno d’oggi, le cose sembrano essere in procinto di cambiare.
Sono mutate determinate condizioni socio-economiche, ma anche le stesse opportunità lavorative, in particolar modo grazie all’evoluzione del web.
Cos’è esattamente il lavoro stagionale? Inquadramento giuridico
Dal punto di vista giuridico, il primo riferimento legislativo avente come oggetto il lavoro stagionale è stato il D.P.R. (Decreto del Presidente della Repubblica) 1525/1963.
In pratica, si tratta dell’approvazione di una lista in cui sono elencate, per l’appunto, tutta una serie di figure che possono svolgere la loro professione solo ed esclusivamente in un contesto stagionale.
Successivamente, è entrata in vigore anche la legge 247/2007 che, in sostanza, ha riconosciuto ai lavoratori stagionali le stesse garanzie previdenziali di qualsiasi altro lavoratore.
Insomma, è proprio grazie a tale legge che una persona può decidere se operare in contesto stagionale in modo continuativo.
Arrivati a questo punto, però, sorge spontaneo chiedersi se il lavoro stagionale sia ancora un’alternativa da prendere in considerazione, date alcune criticità, ma anche in virtù di nuove possibilità emerse negli ultimi anni.
Prima di dedicarci a questo, però, diamo uno sguardo alle principali figure che operano in tale contesto.
Esempi di lavoro stagionale
Il lavoro stagionale riguarda, prevalentemente, i seguenti ambiti:
- Turismo
- Agricoltura
- Allevamento
- Terziario
Eh già, quando parliamo di stagionalità, ci viene subito in mente la figura del bagnino, piuttosto che del cameriere o del cuoco.
In realtà, ce ne sono anche diverse altre, appartenenti ai settori più disparati. Nei prossimi sotto-paragrafi, dunque, vedremo nel dettaglio le principali figure.
1. Turismo
- Camerieri
- Cuochi
- Baristi
- Inservienti
- Receptionist
- Addetti alle pulizie
- Bagnini
- Istruttori di sci
- Guide alpine
2. Agricoltura
- Raccolta di frutta e verdura stagionale (in estate, ma anche in inverno)
- Sfalcio erba
- Pulizia dei boschi
3. Allevamento e pesca
- Transumanza
- Attività di pesca stagionale
4. Terziario
- Promoter
- Impiegati amministrativi
- Dirigenti
- Consulenti
- Addetti alle risorse umane
Quanto si guadagna con il lavoro stagionale?
In linea di massima, il lavoro stagionale viene retribuito – grosso modo – al pari di quello continuativo, visto che si parte da una base di 800€, a salire.
Naturalmente, l’importo della retribuzione varia sia in base all’esperienza, che in relazione alla complessità e alle responsabilità che comportano determinate mansioni.
Ad esempio, è ovvio che un bagnino percepisca di più rispetto ad un semplice cameriere. Il primo, infatti, oltre a dover essere in possesso di tutte le qualifiche e attestati del caso, è anche responsabile dell’incolumità dei bagnanti.
Non solo, un’altra variabile che può incidere nel lavoro stagionale consiste anche nel numero di ore effettivamente lavorate.
In certi settori, si tratta sempre e comunque di turni ordinari da 6 – 8 ore. In altri, invece, parliamo di 10, ma anche di 12 ore, molto spesso da svolgere pure in continuato.
Di conseguenza, il “peso” della busta paga è determinato anche dal numero degli straordinari.
Tutte le criticità legate al lavoro stagionale
Purtroppo, negli ultimi anni, il lavoro stagionale è stato influenzato negativamente anche dai seguenti fattori:
- Immigrazione di massa incontrollata
- Tasse occulte
Date alcune peculiari caratteristiche di tale tipologia di lavoro, lo stesso è soggetto alle variabili sopra citate che, negli ultimi anni, si sono fatte via via sempre accentuate.
Insomma, alla luce di tutto ciò, il lavoro stagionale è ancora conveniente? O meglio, ha senso focalizzarsi su questo quando esistono delle “alternative digitali”?
Beh, lo scopo di questa guida è proprio questo, ovvero valutare tutti gli aspetti importanti, rapportandoli, però, alla realtà odierna, per certi versi molto diversa rispetto a quella di 5, 10 anni fa.
Per il momento, comunque, diamo uno sguardo a queste variabili, in modo da comprendere meglio quanto possano impattare, sia a livello economico, che sociale.
1. Immigrazione di massa incontrollata
Purtroppo, negli ultimi anni il lavoro stagionale ha risentito pesantemente dell’immigrazione di massa incontrollata che ha coinvolto il nostro Paese.
Prima di tutto, la stragrande maggioranza di persone che arrivano in Italia proviene, per lo più, da paesi con un basso tenore di vita.
Di conseguenza, parliamo di gente disposta a lavorare per molto meno rispetto agli standard di noi italiani autoctoni.
Senza contare il fatto che, molto spesso, gli immigrati che giungono nel nostro paese non hanno intenzione di stabilirsi qui in modo continuativo ma, bensì, di tornare nel paese d’origine con quanti più soldi possibili.
In parole povere, dunque, a lungo andare tutto ciò potrebbe causare un abbassamento generale dei salari.
Insomma, se non si pone un freno a tale fenomeno, rischiamo davvero di perdere quei diritti sociali che i nostri genitori e nonni hanno conquistato in anni e anni di “lotta sociale” a favore del lavoratore.
2. Tasse occulte
Anche le tasse occulte sono un fenomeno che stanno “minando” il lavoro stagionale.
La più “pesante”? Beh, l’inflazione, senza ombra di dubbio.
Molto semplicemente, consiste in un innalzamento dei prezzi, senza, però, esserci un incremento dei guadagni.
Ci troviamo, dunque, in una situazione che ha del paradossale. A parità di ore lavorate o prestazioni erogate, il potere d’acquisto scende.
Fino a non molto tempo fa, i lavoratori stagionali potevano vivere tranquillamente tutto l’anno, grazie alla retribuzione della loro attività, ma anche al walfare statale.
Adesso, però, la situazione è cambiata.
Non è raro che molti di questi lavoratori siano costretti a trovare un “secondo lavoro” durante il periodo di bassa stagione, proprio perché non riescono più a far fronte alle spese, come riuscivano un tempo.
Arrivati a questo punto, ne approfittiamo per parlarti dei nuovi lavori digitali, quantomeno un’alternativa da prendere in considerazione.
Professioni digitali: valide alternative al lavoro stagionale
Per carità, non stiamo dicendo di lasciar perdere e priori in qualsiasi lavoro stagionale, anzi.
Semplicemente, vogliamo farti capire che, se hai determinate competenze e skill, sarebbe assurdo non considerare il fatto di sfruttarle anche nell’ambito di un’attività lavorativa digitale online.
L’esempio più banale che possiamo farti è quello di tanti ragazzi giovani che, per passione, si dilettano con la grafica e con il video-editing/making.
In tal caso, dunque, sarebbe assurdo buttarsi a capofitto sul “classico” lavoro stagionale da barista, piuttosto che cameriere, quando il mercato del lavoro Freelance richiede proprio numerose figure legate alla grafiche.
Lo stesso meccanismo, inoltre, può valere per il giovane laureato che, non trovando il lavoro in linea con le sue competenze, si ritrova costretto a svolgere mestieri “umili” per far fronte alle spese.
Se non riesci a trovare lavoro qualificato nella zona in cui ti trovi, non è detto che tu non possa svolgere la tua professione in Smart Working anche per aziende ubicate in capo al mondo.
Considerazioni finali sul lavoro stagionale, criticità e opportunità del 2025
- A differenza di quello continuativo, il lavoro stagionale si distingue proprio per il fatto che viene svolto solo in determinati periodi dell’anno.
- Bene o male, si tratta sempre e comunque di una modalità riconosciuta e tutelata dall’ordinamento giuridico italiano, a partire dall’entrata in vigore del D.P.R. 1525/1963 e, successivamente, dalla legge 247/2007.
- Detto ciò, tale tipologia di lavoro non coinvolge solo ed esclusivamente il settore turistico, dal momento che anche agricoltura, allevamento, pesca e terziario ne fanno parte.
- Purtroppo, però, negli ultimi anni c’è stata l’insorgenza di 2 fenomeni particolarmente deleteri, come l’immigrazione di massa incontrollata e l’inflazione.
- A lungo andare, il primo causerà un crollo di salari, proprio perché la maggior parte degli immigrati proviene da paesi a basso tenore di vita e, quindi, disposti ad accettare condizioni di lavoro peggiori.
- Il secondo, invece, mette i lavoratori stagionali nella condizione di dover trovare un secondo impiego, proprio perché gli introiti derivati dall’attività e dagli ammortizzatori sociali vengono letteralmente “mangiati” dalle spese correnti.
- Una soluzione, dunque, potrebbe essere proprio quella di considerare anche la professione Freelance e, perché no, svolto in Smart Working. Può essere un’alternativa che va a sostituire in toto il lavoro stagionale, piuttosto che integrarlo.